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Burnout da lavoro- la tecnologia per monitorare il benessere dei dipendenti

Un incremento internazionale del burnout da lavoro pari al 15% causato dal coronavirus. È quanto rivela il Global Culture Report 2021 di OC Tanner, ricerca realizzata intervistando oltre 40.000 professionisti e leader aziendali in 20 Paesi di tutto il mondo. Lo studio sottolinea come i dipendenti, per la maggior parte nuovi a un modello di lavoro svolto totalmente a distanza o in modo ibrido, abbiano spesso manifestato difficoltà nello stabilire i confini tra attività professionale e vita privata, continuando a lavorare anche dopo il normale orario d’ufficio, rispondendo alle e-mail o completando progetti di notte, anche se ufficialmente ciò non era richiesto o previsto. Non sorprende che questa tendenza abbia dunque portato ad alti livelli di burnout da lavoro.

Conferma questi risultati anche l’indagine realizzata da Indeed, secondo la quale il 67% dei 1.500 lavoratori intervistati afferma che il livello di burnout è peggiorato durante la pandemia, mentre solo il 13% ritiene che sia migliorato.

Burnout da lavoro: una questione organizzativa, non individuale

Una cosa è certa: il lavoro a distanza è qui per restare soprattutto in considerazione degli aspetti positivi che genera, dall’abbattimento di costi per le imprese alla maggiore flessibilità per i dipendenti, passando poi per una migliore salvaguardia dell’ambiente. A questo si aggiunge che mercati sempre più competitivi premono sulle imprese affinché garantiscano livelli di produzione adeguati.

A fronte di una crescita del burnout da lavoro registrata nell’ultimi biennio, ci si chiede dunque come proteggere i dipendenti, a prescindere dal fatto che operino da remoto o meno, dal rischio di un “esaurimento” dannoso per loro e per le organizzazioni.

Per comprendere come rispondere a tale rischio anzitutto è necessario sottolineare che, a differenza dello stress, il burnout da lavoro va considerato come un problema legato all’organizzazione, ossia al contesto professionale, non come un problema individuale. Questo è quanto sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità o quanto ricorda la psicologa Christina Maslach in un’intervista all’American Psychological Association.

Basta la tecnologia al servizio del benessere del dipendente?

Quali soluzioni possono arginare, o addirittura prevenire, il rischio di burnout da lavoro rivolgendosi alla tecnologia? Alcuni esempi potrebbero essere i device indossabili sotto forma di braccialetto che incoraggiano i dipendenti a monitorare regolarmente il proprio umore oppure una wellbeing app come Wellspace che serve a ridurre lo stress, l’ansia e i problemi di salute legati al lavoro.

Tuttavia, la loro efficacia, soprattutto quando si parla di stress cronico, è tale soltanto se li si inserisce all’interno di politiche di wellness aziendali più ampie. Il che significa che, prima ancora della tecnologia, occorre una strategia di supporto che preveda in primis un’analisi dell’organizzazione e in secondo luogo azioni di cambiamento là dove le maggiori problematiche si evidenziano.

Il burnout da lavoro, in tal senso, è un indicatore che deve aiutare a “capire come possiamo creare un ambiente migliore e più sano in cui le persone possano prosperare piuttosto che essere abbattute” ricorda Christina Maslach.

Evitare il burnout da lavoro monitorando l’employee engagement

Insieme ai device citati in precedenza, esistono piattaforme digitali in grado di misurare il livello di soddisfazione e di benessere dei dipendenti a partire ad esempio dalle loro risposte a semplici survey periodiche. In un contesto sempre più ibrido, che vede alternarsi la presenza in ufficio delle persone con la collaborazione rotativa a distanza, poter disporre di strumenti che riportino il “sentiment” diffuso consente di cogliere i segnali di burnout da lavoro prima che esplodano sotto forma di assenteismo, tensioni e problemi disciplinari, calo della produttività, aumento del turnover.

Analogamente la stessa piattaforma può tenere traccia dei workflow e dei lead time dal momento in cui viene assegnato un compito a quello della sua completa esecuzione. La tecnologia, in sostanza, può fungere da lente per monitorare l’effettivo employee engagement, poiché basa i risultati dell’osservazione sulla raccolta di dati oggettivi provenienti dai suoi utilizzatori. Per questo può essere un alleato fondamentale contro l’insorgenza del burnout da lavoro.

 

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